Stampa,
radio, televisioni nazionali e locali, hanno a più riprese parlato dei 100
pellegrini che dal 1° al 18 Giugno scorso hanno percorso i 400 km della
Francigena da Lucca a Roma.
L'organizzatore e guida del
pellegrinaggio, Renzo Malanca, un altopascese trapiantato da 40 anni a Roma per
motivi di lavoro, fa un resoconto dettagliato ed esprime speranze e impegni
perché la Francigena diventi "il Cammino d'Europa" per eccellenza, al pari o
meglio del "Camino de Santiago" che da molti anni porta migliaia di pellegrini,
in Spagna, a Santiago di Compostela.
Quest'anno 2000, anno magico del
Giubileo, ha visto numerosi pellegrini anche sulla nostra Francigena. Spesso i
pellegrini si muovono in piccoli gruppi o da soli e soltanto ad Agosto, per il
Giubileo dei Giovani si è assistito al transito di gruppi più numerosi del
nostro.
I
problemi incontrati da noi comunque sono gli stessi che hanno dovuto affrontare
sia i piccoli gruppi, che i pellegrini isolati a causa della difficoltà avute
per individuare dei percorsi alternativi al di fuori delle strade asfaltate e di
grande scorrimento.
La
riscoperta di tali percorsi è ancora più gradita quando si può supporre che
siano gli stessi seguiti anticamente dai viandanti e dai pellegrini.
Del
resto la Via Francigena (come erroneamente si può supporre) non era un'unica e
grande arteria che portava da Canterbury a Roma. Essa era invece un'immane
ragnatela di strade e sentieri lungo una direttrice (non sempre unica), e
variabile nelle varie epoche a seconda di quello che poteva essere il percorso
più sicuro, libero da ostacoli sia naturali (come gli impaludamenti) che, di
natura logistica, per le difficoltà frapposte dai potenti che detenevano i
numerosi statarelli dell'epoca o dai briganti e, spesso dai turchi, che
minacciavano la vita dei viandanti. Di conseguenza, non sempre i pellegrini
potevano scegliere il tracciato più breve per giungere alla meta.
Possiamo
rifarci a percorsi particolari, tipo quello dell'arcivescovo Sigerico che stilò
1000 anni fa il primo diario di viaggio della Francigena, ma anche in questo
caso la sua scarna descrizione ci da pochi dati sui nomi di partenza e di arrivo
di ogni tappa e sui luoghi attraversati.
Quando
siamo fortunati si rinvengono ancora brevi tratti di antichi percorsi ed in tal
caso grande è la gioia dei pellegrino odierno che può porre i suoi piedi sugli
antichi basolati. Negli altri casi si individuano tracciati che si presumono
aderenti agli antichi percorsi, spesso però essi sono ora ricoperti dall'asfalto
di una strada più o meno di grande traffico.
La
ricerca dello studioso o anche del semplice organizzatore di un pellegrinaggio,
consiste allora nel tracciare un itinerario che si rifà ad un determinato
periodo storico o meglio, come nel caso di Sigerico, ad un dato diario. Ma anche
in questo caso, come ho già espresso, la scelta del percorso è in molti tratti
abbastanza arbitraria, quando si tratta di scegliere percorsi alternativi che
permettano di evitare le strade a grande scorrimento.
Mentre
tutto questo lavoro a monte può essere stato effettuato con più o meno successo
da un organizzatore coscienzioso, è inconcepibile invece per il pellegrino
isolato o per i piccoli gruppi che si avventurano per strada senza questa
preparazione e ricognizione preventiva.
Infatti
anche disponendo di guide e di mappe particolareggiate della Francigena, per la
mancanza di indicazioni sul posto, risulta impossibile seguire il tracciato
desiderato, se non si sono effettuate varie ricognizioni preventive.
Perciò è
essenziale che le amministrazioni locali predispongano tutta una
cartellonistica, con il logo caratteristico della Francigena, che guidi il
pellegrino, senza soluzioni di continuità; infatti oggi si trovano ogni tanto
tali cartelli per brevi tratti, ma anche in questi casi la segnaletica non è
continua e ci si imbatte in molti bivi che danno adito a dubbi amletici.
È
veramente importante perciò sensibilizzare le Amministrazioni Provinciali e
Comunali affinché sia completato o finalmente iniziato questo progetto, avanzato
anche dalla Regione Toscana nel '97, ma mai completato. In tale progetto erano
incluse anche la riscoperta e il restauro delle numerose emergenze medioevali
che si incontrano spesso a riprova degli antichi tracciati.
Questo è
il primo intervento necessario affinché la nostra Via Francigena diventi una
vera strada per pellegrini e turisti che, non solo nell'anno giubilare e non
solo nella stagione estiva, desiderino conoscere la cultura e la storia e
ammirare l'arte del territorio italiano.
Durante
il nostro pellegrinaggio ci siamo imbattuti più volte in piccoli gruppi di
francesi o tedeschi, condotti da guide italiane o della loro madre lingua, i
quali, a piedi effettuavano interessanti percorsi della campagna senese. Questi
piccoli gruppi erano costituiti da persone particolarmente sensibili ai tesori
della nostra terra, disposti perciò a pagare cifre dalle 160.000 alle 180.000
lire giornaliere, a testa, perché attualmente questo è l'unico modo per seguire
in sicurezza dei tracciati, senza il pericolo di perdersi. Certo questo è un
turismo fatto di poche persone, particolarmente aperte ai valori culturali e con
disponibilità economiche superiori alla media. In certo qual modo somigliano ai
turisti che fanno interessanti escursioni a cavallo su percorsi naturalistici,
ma che purtroppo interessano un'elite limitata.
Ben
maggiore sarebbe il numero di persone che in modo indipendente potrebbero
percorrere itinerari ben segnalati e ben descritti, come purtroppo soltanto
raramente oggi succede di trovare. Il ritorno economico, di immagine e di
rapporti sociali che si verrebbero a creare, compenserebbero in breve tempo, il
costo delle infrastrutture da predisporre da parte delle Amministrazioni locali.
Altra
necessità sarebbe poi l'approntamento di tutto un sistema di ospitalità lungo il
percorso.
Il
nostro pellegrinaggio ad esempio era costituito per un 30% da saccopelisti e,
per il restante 70% da pellegrini che hanno usufruito, dove possibile, di una
sistemazione alberghiera del tipo "mezza-pensione". È indubbia la difficoltà che
si incontra per sistemare logisticamente un così grande numero di persone (100
pellegrini), ogni giorno in posti diversi e per di più dovendo reperire alloggio
quasi sempre in piccoli centri lungo la Via Francigena.
Anche
questo problema dell'ospitalità è stato risolto abbastanza bene grazie alla fase
preparatoria, protrattasi per quasi un anno e alle numerose ricognizioni e
contatti telefonici e telematici.
È bene
comunque distinguere le diverse problematiche comportate dalle due diverse
scelte di sistemazione: pellegrini saccopelisti e pellegrini con alloggiamento
alberghiero.
I
problemi maggiori li abbiamo incontrati con i saccopelisti. I nostri
saccopelisti non disponevano di tende, per cui richiedevano ogni giorno anche di
un tetto sotto cui essere accolti; oltre a questo, il problema maggiore, è stato
il reperimento di docce, desiderio più sentito al termine di una tappa a piedi
di 30 e più chilometri, fatti sotto il sole. Per due volte, a Gambassi e a La
Storta, i nostri saccopelisti hanno dovuto supplire con tubi volanti, all'aperto
e naturalmente con acqua fredda. Altre volte è stato ovviato con lo spostamento
dei saccopelisti dalla canonica locale agli impianti sportivi comunali.
Perciò
sebbene la lunga preparazione organizzativa del pellegrinaggio e le mie
insistenti richieste presso istituzioni locali, religiose e civili, abbiano
permesso di individuare sempre una sistemazione al coperto dove i saccopelisti
potevano trascorrere la notte, il più delle volte in questi posti, pur
disponendo di lavandini e wc, hanno scarseggiato o sono risultate completamente
assenti le docce.
Sulla
base di quest'esperienza, dopo la necessità di una sufficiente segnaletica lungo
i vari tracciati della Francigena, occorre che, almeno ogni 10-15 km, si possa
disporre di luoghi attrezzati anche spartanamente, però provvisti di servizi
igienici, per ospitare i pellegrini con il sacco a pelo.
Eccezionalmente sul nostro
percorso di 400 km da Lucca a Roma, abbiamo incontrato paesi splendidi come
Altopascio, San Miniato, Radicofani e Campagnano, dove le amministrazioni locali
o le istituzioni religiose o del volontariato, hanno approntato per i nostri
saccopelisti sistemazioni tipo alberghiero, ma effettivamente il pellegrino che
opera questo tipo di pellegrinaggio incontra ancora troppe difficoltà anche se
si muove da solo o in piccoli gruppi.
Esistono
per i saccopelisti sistemazioni adeguate negli Ostelli della Gioventù (sul
nostro tracciato si incontrano a S.Gimignano, Siena, Bolsena), ma una persona
che giunge stanca e accaldata dopo un lungo percorso a piedi, non gradisce molto
il regolamento degli ostelli, che impone spesso di attendere le ore 17 per
accedere alle loro strutture.
Perciò
si giunge alla conclusione che la migliore sistemazione dei saccopelisti è
quella in strutture segnalate e apposite, provviste di un minimo di decoro, di
un letto con materasso e di servizi igienici provvisti di acqua calda.
Chiaramente questa sistemazione
ha un costo, se non altro per il mantenimento delle strutture, ma il pellegrino
moderno è ben felice di pagare le 10.000 lire giornaliere o poco più, quando sa
di incontrare in posti ben definiti una tale accoglienza: a S. Quirico d'Orcia,
a Casal Giubileo (Monteriggioni), a Madonna della Quercia (Viterbo), esistono
già di queste sistemazioni. Anche Altopascio, memore della sua antica tradizione
di ospitalità nei riguardi di pellegrini, si sta attrezzando per ospitarne
giornalmente un numero maggiore rispetto ai 5 o 6 che dal 1990 ospitava
nell'antica magione medievale.
Per
quanto attiene ai pellegrini che prediligono una sistemazione di tipo
alberghiero non si incontrano eccessive difficoltà, naturalmente tenendo
presente che gli alberghi lungo il percorso, trattandosi per lo più di piccoli
paesi, hanno piccole disponibilità e non superano mai le 3 stelle.
Ma il
pellegrino non richiede, per sua norma, ambienti lussuosi, ma luoghi tranquilli
dove ritemprare le membra stanche e dove godere di un'abbondante cena e
colazione del mattino per recuperare le energie perse nel lungo cammino.
Noi
abbiamo usufruito di alberghi confortevoli ad Altopascio, Radicofani,
Acquapendente, ma abbiamo ancor più apprezzato strutture messe a disposizione da
enti religiosi, come conventi o ex seminari. Un elogio particolare perciò va ai
religiosi e ai laici che gestiscono queste strutture e accolgono favorevolmente
gruppi di pellegrini rispettosi degli ambienti ancora permeati della religiosità
e del misticismo del passato: il costo giornaliero di una mezza pensione presso
di loro non ha mai superato le 50~60.000 lire.
Naturalmente occorre effettuare
tutto un lavoro di coordinamento tra le varie strutture amministrative locali
che devono curare i tracciati e le emergenze storiche con una segnaletica
adeguata; sempre questi enti od altre istituzioni parallele dovranno fornire e
attrezzare un numero minimo di strutture di ricezione per pellegrini del tipo
saccopelista.
Per
quanto attiene la sistemazione di pellegrini in strutture di tipo alberghiero
occorre invece semplicemente inserire pensioni, alberghi privati e istituzioni
religiose che forniscono ospitalità, in un prontuario (tipo piccolo manuale
informativo), cosi come un sito Internet, disponibile per tutti coloro che
vogliano avvalersi dei loro servigi.
A
qualcuno sembrerà questo un progetto arduo? Non lo credo, anzi penso che con
investimenti limitati, si possano ottenere dei ritorni ampi, sia economici che
di immagine per il nostro paese e fare dell'antica Francigena, una strada che
unisca e affratelli popoli dell'odierna Europa.
Il
gruppo di 100 pellegrini da me guidato è rimasto entusiasta di questa
esperienza, tanto che in molti mi hanno chiesto di ripetere qualcosa di analogo
il prossimo anno. Memore degli sforzi profusi, se pur con successo, per
l'organizzazione del passato pellegrinaggio, ho ancora dei dubbi. Ma
l'affiatamento che si è creato tra tanti partecipanti mi fa sperare che la
prossima volta disporrò di un aiuto più fattivo nel lavoro di preparazione.
Perciò
il nostro prossimo impegno sarà il pellegrinaggio dal Passo del Gran S. Bernardo
a Lucca, per completare così il tratto italiano della Via Francigena.
Ma
quanto sarebbe più bella e proficua la realizzazione di un progetto come quello
da me accennato, che permettesse così più facilmente a tutti, italiani e non, di
effettuare con minor sforzo un'esperienza così esaltante!
Io sono
disposto a collaborare operando sul territorio, facendo da tramite con le varie
istituzioni e avvalendomi di tutti i media compresi quelli informatici.
Roma, lì
2 Settembre 2000
MALANCA
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